martedì 10 marzo 2015

DISTURBO DELL’EVACUAZIONE: ENCOPRESI

ENCOPRESI

L’Encopresi è un disturbo dell’evacuazione, di cui oggi voglio accennare qualche informazione. Problema raro? Niente affatto! Anche se mi rendo conto, parlando con molti genitori, che è poco conosciuto. L’attuale letteratura scientifica si esprime a livello epidemiologico, stimando che di encopresi ne soffra il 17% di bambini di 3 anni e l’1% di quelli di 4 anni. Addirittura alcuni studi rivelano che tra i bambini che all’età di 5 anni entrano nelle scuole dell’obbligo, 3 su 100 si sporcano ancora. Tale numero diventa 2 su 100 tra i 7 e gli 8 anni, e 1 su 100 (soprattutto maschi) intorno ai 12 anni. Si consiglia in questo caso una lettura critica della stima di tale fenomeno, infatti, a causa del tentativo delle famiglie di tenere nascosto il problema per la vergogna, è possibile che in tali percentuali vi possano essere delle sottostime.
Questo disturbo può essere presente a qualsiasi livello di abilità cognitive, in tutte le classi sociali, sottolineando l’esistenza di una significativa associazione tra enuresi ed encopresi.
Per encopresi si intende la ripetuta evacuazione di feci, involontaria e più raramente volontaria, in luoghi inappropriati (per es. vestiti, pavimento, ecc.) riscontrabile in un soggetto di almeno 4 anni. Per porre diagnosi di encopresi l’evento si deve verificare almeno una volta al mese per almeno tre mesi. Il comportamento non è attribuibile esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (es., lassativi) o ad una condizione medica generale, se non attraverso un meccanismo che comporti costipazione.
L'encopresi può manifestarsi nella forma PRIMARIA quando il bambino non ha mai raggiunto il controllo dello sfintere anale e nella forma SECONDARIA quando il bambino ha raggiunto il normale controllo sfinterico (fenomeno regressivo in atto).

L'encopresi, si può presentare anche per più volte al giorno, interferendo con la vita sociale del bambino e notevolmente con il suo benessere psicologico. Spesso, infatti, rappresenta la causa di situazioni di disagio (preoccupazione, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, paura di essere scoperto o accusato) nei vari ambienti di vita (famiglia, scuola, gruppo dei pari, sport) con la frequente messa in atto di un comportamento di evitamento come il ritiro sociale. Altre volte il bambino mostra un'apparente indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o accumulo (nasconde o conserva le feci), più raramente il sintomo è legato ad atteggiamenti provocatori.
Un ulteriore aspetto svantaggioso viene rappresentato dall’indebolimento dell’autostima perché in genere si ha, da parte del bambino stesso, la percezione dell’inadeguato raggiungimento dei compiti evolutivi relativi alle normali tappe dello sviluppo accompagnato da un vissuto di diversità rispetto ai coetanei.
Soprattutto per questi motivi si rivela di fondamentale importanza affrontare tempestivamente la problematica, considerato che di norma si raggiunge il controllo dell’evacuazione, sia di giorno che di notte, attorno al terzo anno di età.
In prima battuta è doveroso escludere il rischio di cause di natura organica (problemi a livello del tratto digerente, o sfinterico ecc.) sottoponendo il bambino a visite pediatriche o ulteriori approfondimenti di natura medica se necessario. Se gli accertamenti medici risultassero negativi è importante ricorrere in modo tempestivo ad un intervento psicoterapeutico preferibilmente ad approccio cognitivo-comportamentale (che si basa su un solido modello scientifico del quale è stata dimostrata un’elevata efficacia per numerosi disturbi psicologici); utile per aiutare il bambino ad assumere comportamenti funzionali nei confronti del problema. Altrettanto necessario per la gestione dei sentimenti come ansia, vergogna e senso di colpa soprattutto attraverso un lavoro strutturato con i genitori al fine di identificare atteggiamenti e comportamenti inadeguati che tendono a mantenere il problema del figlio, per poi sostituirli con altri più funzionali atti invece a promuovere il benessere. Di norma per la mia esperienza clinica posso confermare una buona risposta alla psicoterapia cognitivo-comportamentale relativamente al disturbo dell’evacuazione definito encopresi.

Dott.ssa Baldacci Nicoletta
Picologa e Psicoterapeuta.

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