ENCOPRESI
L’Encopresi
è un disturbo
dell’evacuazione,
di cui oggi voglio accennare qualche informazione. Problema raro?
Niente affatto! Anche se mi rendo conto, parlando con molti
genitori, che è poco conosciuto. L’attuale letteratura scientifica
si esprime a livello epidemiologico, stimando che di encopresi ne
soffra il 17% di bambini di 3 anni e l’1% di quelli di 4 anni.
Addirittura alcuni studi rivelano che tra i bambini che all’età di
5 anni entrano nelle scuole dell’obbligo, 3 su 100 si sporcano
ancora. Tale numero diventa 2 su 100 tra i 7 e gli 8 anni, e 1 su 100
(soprattutto maschi) intorno ai 12 anni. Si consiglia in questo caso
una lettura critica della stima di tale fenomeno, infatti, a causa
del tentativo delle famiglie di tenere nascosto il problema per la
vergogna, è possibile che in tali percentuali vi possano essere
delle sottostime.
Questo
disturbo può essere presente a qualsiasi livello di abilità
cognitive, in tutte le classi sociali, sottolineando l’esistenza di
una significativa associazione tra enuresi ed encopresi.
Per
encopresi
si intende la ripetuta evacuazione di feci, involontaria e più
raramente volontaria, in luoghi inappropriati (per es. vestiti,
pavimento, ecc.) riscontrabile in un soggetto di almeno 4 anni. Per
porre diagnosi di encopresi l’evento si deve verificare almeno una
volta al mese per almeno tre mesi. Il comportamento non è
attribuibile esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una
sostanza (es., lassativi) o ad una condizione medica generale, se non
attraverso un meccanismo che comporti costipazione.
L'encopresi può
manifestarsi nella forma PRIMARIA quando il
bambino non ha mai raggiunto il controllo dello sfintere anale e
nella forma SECONDARIA quando il bambino ha
raggiunto il normale controllo sfinterico (fenomeno regressivo in
atto).
L'encopresi,
si può presentare anche
per più volte al
giorno, interferendo con la vita sociale del bambino e notevolmente
con il suo benessere psicologico. Spesso, infatti, rappresenta la
causa di situazioni di disagio (preoccupazione, imbarazzo, vergogna,
senso di colpa, paura di essere scoperto o accusato) nei vari
ambienti di vita (famiglia, scuola, gruppo dei pari, sport) con la
frequente messa in atto di un comportamento di evitamento come il
ritiro sociale. Altre volte il bambino mostra un'apparente
indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o
accumulo (nasconde o conserva le feci), più raramente il sintomo è
legato ad atteggiamenti provocatori.
Un
ulteriore aspetto svantaggioso viene rappresentato dall’indebolimento
dell’autostima perché in genere si ha, da parte del bambino
stesso, la percezione dell’inadeguato raggiungimento dei compiti
evolutivi relativi alle normali tappe dello sviluppo accompagnato da
un vissuto di diversità rispetto ai coetanei.
Soprattutto
per questi motivi si rivela di fondamentale importanza affrontare
tempestivamente la problematica, considerato che di norma si
raggiunge il controllo dell’evacuazione, sia di giorno che di
notte, attorno al terzo anno di età.
In
prima battuta è doveroso escludere il rischio di cause di natura
organica (problemi a livello del tratto digerente, o sfinterico ecc.)
sottoponendo il bambino a visite pediatriche o ulteriori
approfondimenti di natura medica se necessario. Se gli accertamenti
medici risultassero negativi è importante ricorrere in modo
tempestivo ad un intervento psicoterapeutico preferibilmente ad
approccio cognitivo-comportamentale (che si basa su un solido modello
scientifico del quale è stata dimostrata un’elevata efficacia per
numerosi disturbi psicologici); utile per aiutare il bambino ad
assumere comportamenti funzionali nei confronti del problema.
Altrettanto necessario per la gestione dei sentimenti come ansia,
vergogna e senso di colpa soprattutto attraverso un lavoro
strutturato con i genitori al fine di identificare atteggiamenti e
comportamenti inadeguati che tendono a mantenere il problema del
figlio, per poi sostituirli con altri più funzionali atti invece a
promuovere il benessere. Di norma per la mia esperienza clinica posso
confermare una buona risposta alla psicoterapia
cognitivo-comportamentale relativamente al disturbo
dell’evacuazione definito encopresi.
Dott.ssa
Baldacci Nicoletta
Picologa
e Psicoterapeuta.
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