mercoledì 18 marzo 2015

Favole di Esopo

Favole per bambini


FAVOLA IL LEONE INFURIATO E IL CERVO

Un leone era infuriato. “Poveretti noi!”, disse un cervo, scorgendolo di tra le piante del bosco, “che cosa mai non farà, ora che è su tutte le furie, costui, che noi non riuscivamo a sopportare nemmeno quand’era in buona?”.

   Teniamoci tutti lontani dagli uomini violenti e usi al male, quando essi si impadroniscono del potere e signoreggiano sugli altri.





FAVOLA IL LEONE CHE EBBE PAURA D’UN TOPO E LA VOLPE

Mentre il leone dormiva, un topo gli fece una corsa su per il corpo. Quello si destò e si girava da tutte le parti per cercare quel che gli era venuto addosso. La volpe, a quella vista, prese a canzonarlo perché lui, che era un leone, aveva paura di un topolino. “Non è che io abbia paura di un topo”, rispose lui, “ma mi meraviglio che qualcuno abbia osato correre addosso al leone mentre dormiva “.

   La favola mostra che gli uomini assennati non trascurano nemmeno le piccole cose.




FAVOLA IL LUPO E L’AGNELLO

Un lupo vide un agnello presso un torrente che beveva e  gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto. Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo di insudiciare l’acqua, così che egli non poteva bere. L'agnello gli fece notare che, per bere, esso sfiorava appena l’acqua col muso e che, d’altra parte, stando a valle  non gli era possibile intorbidare la corrente a monte. Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse:  "Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre." E l’agnello a spiegargli che a quella data non era ancor venuto al mondo. "Bene" concluse il lupo, "se tu sei così bravo a trovar delle scuse, io non posso mica rinunziare a mangiarti.

  La favola mostra che contro chi ha deciso di far un torto non c’è giusta difesa che valga.



FAVOLA LA MOSCA

Una mosca, caduta in una pentola di carne, mentre stava per affogare nel brodo, diceva tra sé: “Ebbene, io ho mangiato, ho bevuto, ho fatto il bagno; e se muoio, pazienza!”.

   La favola mostra che gli uomini si rassegnano facilmente alla morte, quando essa sopraggiunge senza sofferenze.




FAVOLA LA CORNACCHIA E IL CANE

Una cornacchia che offriva ad Atena una vittima, invitò un cane al banchetto sacrificale. “Perché sprechi i tuoi quattrini in sacrifici?”, le chiese il cane. “Tanto,la dea ti ha così in uggia che impedisce alla gente di credere ai tuoi presagi”. E la cornacchia: “Ma io le offro i sacrifici proprio per questo. Cerco di conciliarmela, dato che mi vede di mal occhio”.

   Così  ci son molti che, per paura, non esitano a beneficare quelli che li odiano.



FAVOLA IL LEONE E L'ASINO CHE ANDAVANO A CACCIA INSIEME

Fatta società, il leone e l’asino uscirono insieme a caccia. Giunti dinanzi ad una caverna dove c’erano delle capre selvatiche, il leone si fermò davanti all’entrata per prenderle a mano a mano che uscivano, mentre l’asino entrava e, balzando in mezzo ad esse, ragliava per spaventarle. Quando il leone le ebbe prese quasi tutte, l’asino venne fuori e gli chiese se non si era mostrato un valoroso guerriero nella cacciata delle capre. “Ma sai”, gli rispose il leone, “che persino io avrei avuto paura di te, se non avessi saputo che eri un asino?”.

   Così, chi fa il fanfarone davanti a quelli che lo conoscono bene, si guadagna giustamente le beffe.



FAVOLA LE MOSCHE

In una dispensa s’era versato del miele. Le mosche, accorse, se lo succhiavano, e la dolcezza era tale che non sapevano staccarsene. Quando però le loro zampe vi rimasero impigliate e, incapaci di levarsi a volo, esse si sentirono affogare, esclamarono: “Poverette noi! Per un attimo di dolcezza ci rimettiamo la vita”.

   Così la ghiottoneria è causa di numerosi guai per molte persone.




FAVOLA LA FORMICA E LO SCARABEO

Nella stagione estiva la formica s’aggirava per i campi, raccogliendo grano e orzo, e mettendolo in serbo come sua provvista per l’inverno. Lo scarabeo l’osservava e faceva gran meraviglie della sua eccezionale attività, perché essa s’affannava a lavorare proprio nella stagione in gli altri animali hanno tregua dalle loro fatiche e si danno alla bella vita. La formica non disse nulla, lì per lì; ma più tardi, quando sopraggiunse l’inverno, e la pioggia lavò via tutto lo sterco, lo scarabeo affamato andò da lei, scongiurandola di dargli un po’ da mangiare: “Oh scarabeo “, gli rispose quella, “il cibo non ti mancherebbe ora, se tu avessi lavorato allora, quando io m’affaccendavo e tu mi canzonavi”.

   Così coloro che nel momento dell’abbondanza non pensano al futuro, quando i tempi cambiano, debbono sopportare le più gravi sofferenze.



FAVOLA LE CAGNE AFFAMATE

Certe cagne affamate che avevano visto delle pelli messe a bagno nell’acqua d’un fiume, non riuscendo ad afferrarle, stabilirono tra di loro di ber prima tutta l’acqua, per poter poi arrivare ad esse. Ma andò a finire che creparono a forza di bere, prima di giungere a toccare le pelli.

   Così ci son uomini che, nella speranza di un guadagno, si sobbarcano a pericolose fatiche e, prima di raggiungere il loro scopo, si rovinano.



FAVOLA IL CIGNO PRESO PER UN’OCA

Un signore allevava insieme un’oca e un cigno, non allo stesso scopo, naturalmente, ma l’uno per il canto e l’altra per la mensa. Quando giunse il momento in cui l’oca doveva far la fine per cui era stata allevata, era notte, e il buio non permise di distinguere l’uno dall’altra. Così fu preso il cigno invece dell’oca. Ma ecco che esso intona un canto, preludio di morte; col canto rivela la sua natura e, grazie alla sua voce, sfugge al supplizio.

   La favola mostra come spesso la musica riesca a differire la morte.



FAVOLA IL LEONE E L’ONAGRO

Il leone e l’onagro andavano a caccia di bestie selvatiche, il leone mettendo a profitto la sua forza, e l’onagro la velocità delle sue gambe. Quando ebbero catturato una certa quantità di selvaggina, il leone fece le parti; divise tutto in tre mucchi, e dichiarò: “La prima spetta al primo, cioè a me che sono il re. La seconda mi spetta come socio a pari condizioni. Quanto a questa terza, ti porterà ben disgrazia, se non ti decidi a squagliarti”.

   Conviene commisurare ogni nostra azione alle nostre forze, e coi più potenti di noi non immischiarsi né associarsi.





FAVOLA LA FORMICA

Un tempo, quella che oggi è la formica era un uomo che attendeva all’agricoltura e, non contento del frutto del proprio lavoro, guardava con invidia quello degli altri e continuava a rubare il raccolto dei vicini. Sdegnato della sua avidità, Zeus lo trasformò in quell’insetto che chiamiamo formica; ma esso, mutata natura, non mutò costumi, perché anche oggi gira per i campi, raccoglie il grano e l’orzo altrui e li mette in serbo per sé.

   La favola mostra che chi è cattivo di natura, anche se è gravemente punito, non muta costumi.



FAVOLA IL CIGNO E IL SUO PADRONE

Dicono che i cigni si mettano a cantare al momento della morte. A un tale capitò di veder messo in vendita un cigno e, sentendo che era un uccello dal canto dolcissimo, lo acquistò. Un giorno che aveva ospiti a tavola andò ad invitarlo perché cantasse alla fine del banchetto, ma in quell’occasione il cigno rimase zitto. Giunse però il giorno in cui sentì vicina la morte, e allora intonò il suo canto di dolore. Il padrone, sentendolo, disse: “Ma se tu non canti altro che quando stai per morire, lo stupido ero io, che stavo lì a rivolgerti delle preghiere, invece di ammazzarti”.

   Così anche tra gli uomini ci son quelli che, ciò che non voglion fare per piacere, lo fanno poi per forza.




FAVOLA I DUE CANI

Un tale che aveva due cani ne addestrò uno alla caccia e allevò l’altro per guardia della casa. Quando poi il primo, andando a caccia, prendeva della selvaggina, ne gettava una parte anche all’altro. Allora il can da caccia, sdegnato, cominciò ad insultare il compagno, perché lui andava fuori, sobbarcandosi a continue fatiche, mentre l’altro godeva il frutto del suo lavoro, senza far nulla. Il cane domestico gli rispose: “Non con me devi prendertela, ma col nostro padrone, che mi ha insegnato, non a lavorare, bensì a sfruttare il lavoro altrui”.

   Così non si possono biasimare i fanciulli pigri, quando li rende tali l’educazione dei loro genitori.




FAVOLA IL CANE E LA CONCHIGLIA

Un cane, abituato a ingollarsi delle uova, vide una conchiglia; convinto che fosse un uovo, spalancò la bocca e con un violento sforzo riuscì a mandarla giù. Quando poi sentì il peso e i dolori di stomaco: “Ben mi sta”, disse “perché m’ero messo in testa che tutte le cose fossero uova”.

   Questa favola ci insegna che chi affronta un’impresa senza riflettere può impensatamente trovarsi impigliato fra strani fastidi.




 FAVOLA IL LUPO E L'AGNELLINO RIFUGIATO NEL TEMPIO

Un lupo inseguiva un agnellino, e questo andò a rifugiarsi in un tempio. Il lupo cominciò a chiamarlo e ad avvertirlo che, se il sacerdote lo coglieva là, lo avrebbe immolato al dio. “Meglio immolato a un dio”, rispose l’agnello, “che sbranato da te!”.

   La favola mostra che, se si deve morire, è meglio morire con onore.




FAVOLA IL CANE E LA LEPRE

Un cane da caccia che aveva catturato una lepre, un momento la mordeva e un momento le leccava il muso. “Ehi, tu”, gli disse, sfinita, la lepre, “o smettila di mordermi o smettila di baciarmi, ch’io possa capire se sei per me un amico o un nemico”.

    Questa è una favola adatta per un uomo ambiguo.




FAVOLA IL LEONE E IL TOPO RICONOSCENTE

Un topolino correva sul corpo di un leone addormentato, il quale si svegliò e, acchiappatolo, fece per ingoiarlo. La bestiola cominciò a supplicare di risparmiarlo e a dire che, se ne usciva salvo, gli avrebbe dimostrata la sua riconoscenza. Il leone scoppiò a ridere e lo lasciò andare. Ma dopo non molto gli capitò un caso in cui dovette davvero la sua salvezza alla riconoscenza del topolino. Alcuni cacciatori riuscirono a catturarlo e lo legarono con una corda a un albero. Il topo allora udì i suoi lamenti, accorse, rosicchiò la corda e lo liberò, soggiungendo: "Tu, quella volta, t’eri fatto beffe di me, perché non immaginavi mai di poter avere una ricom­pensa da parte mia. Sappi ora che anche i topi sono capaci di gratitudine”.

   La favola mostra come, col mutar delle circostanze, anche i potenti possono aver bisogno dei deboli.

sabato 14 marzo 2015

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
15 marzo FIOCCHETTO LILLA

I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

I disturbi del comportamento alimentare regnano sovrani nella giornata del 15 marzo, ai quali viene dedicata la IV giornata nazionale del fiocchetto lilla, con molti appuntamenti in tutto il territorio italiano.
Ci tengo a segnalare l’evento ricordando l’importanza dell’informazione e della sensibilizzazione per affrontare questi disturbi che rappresentano la seconda causa di morte per gli adolescenti dopo gli incidenti stradali (come riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità), coinvolgendo tutte le fasce di età, con un aumento allarmante anche tra i bambini. Una delle recenti conferme (risalente al 2013) deriva dall’ospedale Bambino Gesù di Roma dove 30 dei 300 pazienti aveva meno di 12 anni.
E’ fondamentale trasmettere il messaggio della pericolosità dei disturbi del comportamente alimentare, sollecitando i genitori a prestare attenzione ai predittori segnali di allarme rintracciabili anche in epoca infantile in modo da individuarli precocemente favorendone la cura tempestiva.
Secondo Muratori nell’infanzia sono presenti delle caratteristiche di vulnerabilità per i disturbi del comportamento alimentare: il perfezionismo, la tendenza a essere magri, il negativismo emozionale, l’aumento della percezione corporea e i tratti compulsivi. La presenza in famiglia di disturbi alimentari, la disputa sul cibo, provare poco piacere a mangiare ed essere troppo magri sono alcuni dei fattori di rischio per i disturbi del comportamento alimentare in adolescenza (Dalle Grave, 2003). I disturbi del comportamento alimentare precoci, manifestati in epoca pediatrica, rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di anoressia, bulimia e obesità in adolescenza (BryantWaugh et al., 1998; Chatoor, 2002; Sanchez- Cardenas et al., 1994). Il 40% delle bambine di 4° e 5° elementare hanno un’insoddisfazione corporea e ricercano la magrezza. I maschi sono insoddisfatti se il loro indice di massa corporea (BMI) è alto (Smolak et al. 2004).

Ricordiamoci di ricorrere alla sinergica attenzione clinica (psicologi, psicoterapeuti, medici, nutrizionisti) di fronte ai segnali predittori dei disturbi del comportamento alimentare per facilitare la prevenzione e la cura tempestiva.

   dott.a Nicoletta Baldacci
  psicologa e psicoterapeuta






martedì 10 marzo 2015

DISTURBO DELL’EVACUAZIONE: ENCOPRESI

ENCOPRESI

L’Encopresi è un disturbo dell’evacuazione, di cui oggi voglio accennare qualche informazione. Problema raro? Niente affatto! Anche se mi rendo conto, parlando con molti genitori, che è poco conosciuto. L’attuale letteratura scientifica si esprime a livello epidemiologico, stimando che di encopresi ne soffra il 17% di bambini di 3 anni e l’1% di quelli di 4 anni. Addirittura alcuni studi rivelano che tra i bambini che all’età di 5 anni entrano nelle scuole dell’obbligo, 3 su 100 si sporcano ancora. Tale numero diventa 2 su 100 tra i 7 e gli 8 anni, e 1 su 100 (soprattutto maschi) intorno ai 12 anni. Si consiglia in questo caso una lettura critica della stima di tale fenomeno, infatti, a causa del tentativo delle famiglie di tenere nascosto il problema per la vergogna, è possibile che in tali percentuali vi possano essere delle sottostime.
Questo disturbo può essere presente a qualsiasi livello di abilità cognitive, in tutte le classi sociali, sottolineando l’esistenza di una significativa associazione tra enuresi ed encopresi.
Per encopresi si intende la ripetuta evacuazione di feci, involontaria e più raramente volontaria, in luoghi inappropriati (per es. vestiti, pavimento, ecc.) riscontrabile in un soggetto di almeno 4 anni. Per porre diagnosi di encopresi l’evento si deve verificare almeno una volta al mese per almeno tre mesi. Il comportamento non è attribuibile esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (es., lassativi) o ad una condizione medica generale, se non attraverso un meccanismo che comporti costipazione.
L'encopresi può manifestarsi nella forma PRIMARIA quando il bambino non ha mai raggiunto il controllo dello sfintere anale e nella forma SECONDARIA quando il bambino ha raggiunto il normale controllo sfinterico (fenomeno regressivo in atto).

L'encopresi, si può presentare anche per più volte al giorno, interferendo con la vita sociale del bambino e notevolmente con il suo benessere psicologico. Spesso, infatti, rappresenta la causa di situazioni di disagio (preoccupazione, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, paura di essere scoperto o accusato) nei vari ambienti di vita (famiglia, scuola, gruppo dei pari, sport) con la frequente messa in atto di un comportamento di evitamento come il ritiro sociale. Altre volte il bambino mostra un'apparente indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o accumulo (nasconde o conserva le feci), più raramente il sintomo è legato ad atteggiamenti provocatori.
Un ulteriore aspetto svantaggioso viene rappresentato dall’indebolimento dell’autostima perché in genere si ha, da parte del bambino stesso, la percezione dell’inadeguato raggiungimento dei compiti evolutivi relativi alle normali tappe dello sviluppo accompagnato da un vissuto di diversità rispetto ai coetanei.
Soprattutto per questi motivi si rivela di fondamentale importanza affrontare tempestivamente la problematica, considerato che di norma si raggiunge il controllo dell’evacuazione, sia di giorno che di notte, attorno al terzo anno di età.
In prima battuta è doveroso escludere il rischio di cause di natura organica (problemi a livello del tratto digerente, o sfinterico ecc.) sottoponendo il bambino a visite pediatriche o ulteriori approfondimenti di natura medica se necessario. Se gli accertamenti medici risultassero negativi è importante ricorrere in modo tempestivo ad un intervento psicoterapeutico preferibilmente ad approccio cognitivo-comportamentale (che si basa su un solido modello scientifico del quale è stata dimostrata un’elevata efficacia per numerosi disturbi psicologici); utile per aiutare il bambino ad assumere comportamenti funzionali nei confronti del problema. Altrettanto necessario per la gestione dei sentimenti come ansia, vergogna e senso di colpa soprattutto attraverso un lavoro strutturato con i genitori al fine di identificare atteggiamenti e comportamenti inadeguati che tendono a mantenere il problema del figlio, per poi sostituirli con altri più funzionali atti invece a promuovere il benessere. Di norma per la mia esperienza clinica posso confermare una buona risposta alla psicoterapia cognitivo-comportamentale relativamente al disturbo dell’evacuazione definito encopresi.

Dott.ssa Baldacci Nicoletta
Picologa e Psicoterapeuta.

mercoledì 4 marzo 2015

L'Errore dei Bambini:cosa fare?
Oggi vi parlo della importanza dell'errore nella crescita sportiva dei bambini e che grazie agli errori che commettono potranno essere in futuro  adulti "migliori".
I bambini "devono" commettere l'errore e correggersi da solo senza l'intervento dell'adulto:è l'esperienza la vera maestra di vita.
Questo significa che nello sport (sia di squadra che singolo) il coach non deve intervenire, facendo le cose al posto dei bambini, ma deve fornire loro un ambiente adeguato e tutti gli strumenti corretti per poter sperimentare ed imparare da soli.
Il coach, come anche il genitore, deve mettere i bambini nelle condizioni di crescere sbagliando senza correggerli al primo errore (con grossi rimproveri fatti di urla o sguardi negativi).
Provate a sorridere invece di arrabbiarvi e fateli riprovare a compiere la stessa azione:vedrete, si autocorreggeranno in pochissimo tempo e, dopo, si ricorderanno del vostro sorriso e il maggior impegno ed il loro Bene per voi sarà la loro ricompensa.
Dobbiamo dare il tempo ai bambini di "sbagliare", di capire perchè hanno sbagliato e di correggersi da soli.
Ci vuole pazienza, ma tutte le grandi imprese necessitano di tempo e pazienza!
Quando sbagliano un goal a porta vuota incoraggiateli a riprovare, ma sorridete sempre!

Il detto che "sbagliando s'impara" è una sacrosanta verità.
Infatti l'errore deve essere visto in maniera positiva e deve essere commesso e non "soffocato" affinchè i bambini si abituano a rischiare e a mettersi in gioco sempre nella vita.
Se i bambini commettono errori e poi si correggono da soli (nei tempi a loro consentiti) avranno maggiori possibilità di diventare indipendenti e svilupparre una maggiore creatività. Devono imparare da soli a calciare il pallone nella forma corretta dopo averci provato 1.000 volte anche a casa nel corridoio, magari, dopo aver rotto un vaso.
Quanti vasi e vetri ho rotto nella casa dei miei genitori per provare le punizioni con una pallina da tennis!
Perciò l'errore deve ritornare ad avere una valenza positiva così come il filosofo Karl Popper affermava con riferimento alle teorie scientifiche con il fallibilismo.
Sbagliando si impara:insegnatelo a tutti i bambini

Il Coach SaSa
Salvatore Rosania

martedì 3 marzo 2015

L' esperto riponde

L'esperto Risponde 

La Dott.ssa Nicoletta Baldacci, psicologa, psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale,  iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana con il numero 4471.
è lieta di rispondere alle vostre domande sui bambini.
Le consulenze su questa pagina sono di natura gratuita invece per eventuali approfondimenti potrete prenotare gli appuntamenti privati con la Dott.ssa Baldacci al numero 366-4409615

Per appuntamento la dottoressa riceve presso:
-lo Studio Psicologico privato in  Altopascio Via Roma  118/B 



 o presso 
-lo Studio  Polispecialistico di SANTA APOLLONIA  in Porcari Via Romana Est 137- Loc. Pineta



o presso
-la Croce Verde in  PORCARI Via Romana Est71/a



Grazie alle preziose consulenze della dott.ssa Baldacci questa pagina vuole essere un contributo alle famiglie per crescere figli felici.
Qualunque richiesta può essere inviata tramite il modulo commenti sottostante, con la speranza che le domande poste possano essere d'aiuto a più famiglie. Per richieste private è possibile utilizzare il form di contatto sulla destra, comunque incoraggiamo i genitori a condividere pubblicamente dubbi o perplessità sull'educazionedei bambini.

Sigmund Freud:Parole e Consapevolezza

  Le parole sono  lo strumento di base della consapevolezza umana e, in quanto tali, hanno obbligatoriamente un potere speciale.
Sigmund Freud